Poche ore dopo il successo legale ottenuto lunedì in cui la corte d’appello di San Francisco aveva dato ragione al fondatore di Facebook a scapito dei fratelli Tyler e Cameron Winklevoss, sancendo una volta per tutte la paternità esclusiva del popolare social network
un’altra presunta paternità congiunta o quasi è alle porte di super Mark.
Il designer newyorkese Paul Ceglia infatti, ritiene di aver diritto al 50% di Facebook perché, secondo quanto dichiarato, egli avrebbe versato a Zuckerberg, ancora studente di Harvard, la somma di 1.000 dollari finanziando di fatto la nascita del progetto. A testimonianza dei fatti ci sarebbero una serie di e-mail che egli avrebbe scambiato, anni fa, con Zuckerberg e che sarebbero state allegate alla denuncia presentata alla corte federale di Buffalo.
Ceglia in pratica avrebbe dato a Zuckerberg 1.000 dollari per lavorare su un progetto denominato StreetFax ed altri 1.000 dollari come finanziamento per “The Face Book” e Zuckerberg gli avrebbe accordato la proprietà del 50% del sito web “The Face Book” impegnandosi a cedere un ulteriore 1% per ciascun giorno di ritardo del lancio del progetto.
Vedremo come andrà a finire anche questa storia.
Sta di fatto che oggi Facebook vale una valanga di dollari e fa gola a molti, quindi non dovremmo stupirci più di tanto se anche in futuro spunteranno fantomatici co-creatori, o co-padri, o co-finanziatori o semplicemente co-inquilini di Zuckemberg che vogliono una fetta della torta di un progetto che in realtà inizialmente è stato snobbato un pò tutti se non lo stesso Zuck.
O magari, l’imbranato Zuck del tempo dell’università era tutt’altro che imbranato e ha preso per i fondelli un po tutti quelli che gli erano vicini, accaparrandosi soldi e idee da tutti e diventando poi milionario.
Vedremo cosa dirà la Corte Federale di Buffalo.
Un fatto è certo.
Che vincano o perdano, fino ad ora chi ha rivendicato parte del progetto Facebook ha senza dubbio avuto una grande visibilità e un bell’indennizzo se si pensa ad esempio che i fratelli Winkelevoss hanno incassato, perdendo la battaglia legale, 65 milioni di dollari (20 in contanti e il resto in azioni, secondo la quotazione privata di allora che oggi valgono 180 milioni di dollari).
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